A.C. 2352 e abbinate
Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia - Articolo 1
Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi. Siamo oggi in quest'Aula, nell'avvicinarsi alla conclusione della legislatura, a compiere una scelta importante. Non siamo felici di essere qui a votare la fiducia sulla legge elettorale, non credo sia felice il Governo di averla dovuta mettere. Purtroppo, le regole consentono procedure tecniche a nostro modo di vedere improprie: impropri sono, secondo noi, i voti segreti in materia elettorale. Il voto segreto è sacrosanto e doveroso quando si tratta di esprimersi su temi che interrogano la coscienza di ognuno di noi. Non è questo il caso e il rischio è che dietro al meccanismo del voto segreto si vadano ad inserire dinamiche, legittime, ma che con la coscienza hanno ben poco a che fare. Legittimo per le opposizioni farvi ricorso per affossare la legge. Improprio, ripeto, per quanto ci riguarda, ma legittimo. Allo stesso modo, avremmo preferito non dover avere il voto di fiducia, ma le regole lo consentono. Anche in questo caso: meccanismo improprio, ma tecnicamente legittimo per rispondere a chi, nuovamente, vuole delegittimare questo Parlamento, non rendendolo in grado di produrre una normativa elettorale.
Siamo convinti che questa sia una buona legge. Non si può parlare della legge migliore o della legge perfetta, perché, in queste materie, non esiste una legge migliore o una legge perfetta, esistono soltanto diverse opinioni. Abbiamo provato anche altre soluzioni, lo dico per ricordarlo ai cittadini che ci ascoltano e anche alle opposizioni che hanno perduto o fingono di aver perduto la memoria. Abbiamo provato a reintrodurre le leggi Mattarella, che, per alcuni anni, erano riuscite a dare maggiore stabilità al sistema politico italiano, ma pochissimi soggetti politici hanno dato il loro assenso e non è stato possibile trovare una convergenza numerica, che consentisse di approvare la legge. Abbiamo provato con il tedesco, ma il MoVimento 5 Stelle, che si diceva favorevole, ha affossato la legge, dimostrando, ancora una volta, se fosse necessario, la propria inaffidabilità politica. MDP si è dichiarata contraria a quella legge, salvo poi dirsi favorevole quando non era più in discussione e molti esponenti di quel gruppo si sono dichiarati in passato favorevoli ai collegi uninominali. Giravolte continue, giravolte che richiamano la democrazia, la mancata discussione, i diritti dei cittadini di scegliere. In verità, questo Parlamento sono anni che discute di leggi elettorali, sono anni che troviamo e studiamo sistemi per rendere la scelta agli elettori.
Guardate, a noi andavano bene le preferenze che abbiamo votato noi, approvando l'Italicum; vanno bene i collegi, va bene qualunque soluzione consenta la scelta ai cittadini. Perché, cari colleghi, il nostro gruppo è composto da persone che svolgono il loro lavoro ogni giorno, qui a Roma e sui propri territori, che si confrontano con i problemi reali dei cittadini, che non temono il voto ed anzi lo vogliono, che sanno di avere una classe politica in grado di misurarsi con grande dignità di fronte ai cittadini. Molti di noi sono qui grazie a migliaia di voti alle primarie, non grazie a qualche clic e, spesso, non abbiamo trovato vicino ai sindaci e ai cittadini nessun'altro che noi a combattere per i problemi quotidiani. Dove sta, dunque, il problema? Mica avrete paura a confrontarvi con noi nei collegi?
Ricordo per gli smemorati che chi oggi chiede le preferenze, il MoVimento 5 Stelle, nella fattispecie, aveva accettato il modello tedesco, almeno a parole, in cui le preferenze non c'erano. Ricordo che chi oggi grida all'inciucio, all'incostituzionalità, al non potere di scelta dei cittadini, esponenti illustri di MDP fuori e dentro quest'Aula, che hanno avuto responsabilità importanti in passato e avevano avuto l'occasione di cambiare il cosiddetto Porcellum più e più volte, ma non lo hanno fatto, perché questa legge faceva comodo a molti. Ma ora ci fanno la morale; verrebbe da dire, con le parole di Fabrizio De André, che la gente dà buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio.
Questa legge, per noi, fa un passo avanti importante; ritorna il concetto di coalizione, chiarisce la proposta politica con cui ci si candida a governare il Paese, con grande trasparenza di fronte ai cittadini. Anche se la maggioranza degli eletti sarà in quota proporzionale in collegi plurinominali, i cittadini vedranno bene nella scheda quali sono le coalizioni e i progetti politici tra cui dovranno scegliere, facendo la croce. È il momento di decidere se vogliamo andare a votare con il Consultellum al Senato e con l'Italicum rivisto alla Camera, se vogliamo due sistemi diversi che produrranno inevitabilmente ingovernabilità, oppure, se vogliamo omogeneizzare le due leggi e rendere una prospettiva di maggiore stabilità al Paese.
Il Presidente Mattarella ci ha richiamato più volte in tal senso; è il momento di dire “sì” o “no”, non avremmo voluto farlo e non lo avremmo fatto se non ci fossero stati i 100 voti segreti, ma adesso ci siamo, chi ci fa la morale non ha mai voluto dire “sì” a nulla; non lo ha detto alla riduzione del numero dei parlamentari e alla semplificazione del sistema istituzionale che avrebbe prodotto anche un abbassamento importante dei costi della politica; non lo ha detto all'abolizione delle province, che poteva avvenire solo in Costituzione; non lo ha detto a molto altro di positivo che abbiamo fatto per il Paese. Noi, anche oggi, siamo qui e ci assumiamo la responsabilità di dire un “sì” convinto a questo Governo e a questa legge elettorale, perché la stabilità e il bene del Paese vengono prima, per noi, di ogni interesse di parte, perché la legge elettorale è un mezzo, il fine è il Paese reale e noi siamo interessati a quello. I giochetti per affossare le istituzioni li lasciamo ad altri. Sempre per citare De André: se i cosiddetti migliori di noi avessero il coraggio di sottovalutarsi un po' vivremmo in un mondo infinitamente migliore; invece, siamo circondati da presunti statisti, da onesti di etichetta, da commentatori che fanno la morale dicendo sempre che non è la soluzione giusta, da una sinistra che pensa di avere il dominio di quella identità, ma che, nei fatti, non lo dimostra. “Sinistra”, per noi, significa responsabilità e lavoro per il bene delle persone, non ricerca di visibilità e giravolte politiche.
Noi siamo per la responsabilità, anche in un passaggio difficile come quello odierno, perché vogliamo una legge elettorale e vogliamo consentire ai cittadini di scegliere le proposte che preferiscono per il Paese, come deve essere in democrazia. Per tali ragioni annuncio un “sì” convinto, a nome del PD, alla fiducia al Governo.